Annual UNIREC: industrializzazione, competizione, numeri e nuvole politiche. Selezione naturale?

Il congresso ha messo in evidenza una crescente procedurizzazione di ogni azione relativa alla gestione dei crediti, l'aumento esponenziale della dimensione media delle operazioni di cessione. un incremento della pressione competitiva e la necessità  di adeguamento dei players

FONTE MERCURIO MAGAZINE

 

di Marco Letizia (Direttore Generale della Leopardo Crediti)

 

Ieri, 24 maggio 2018, si è svolto il meeting annuale di UNIREC: circa 300 partecipanti, in grandissima parte servicer.

I temi ricorrenti, citati come un mantra nelle cinque ore di discussione, sono stati il cambiamento (nella duplice accezione di azione subita dai servicer ad opera della committenza o del legislatore, o di azioni da intraprendere per rimanere sul mercato), la competizione (dinamica sempre più pressante sugli attori del settore), il quadro di sintesi sui risultati aggregati degli associati (e non), alla cui realizzazione ha contribuito la Hoist Italia SpA, anche tra gli sponsors dell’evento e, sullo sfondo, qualche (necessariamente) blanda considerazione sull’articolo 5 del programma del nascente governo e sui suoi impatti sul segmento. A contorno, l’assise ha dato il benvenuto a Francesco Vovk, neoeletto Presidente dell’Associazione.

Se si guarda allo stock complessivo di crediti deteriorati, il settore italiano degli NPL è in buona salute ed è considerato tra i migliori mercati in Europa ma, al suo interno, il comparto dei servicer soffre in termini di margini, anche in presenza di fatturati in crescita.

L’accelerazione nel processo di cessione degli NPL ad opera del settore bancario spinta dalle nuove regolamentazioni (BCE, Bankitalia) ha comportato nel tempo un aumento nel GBV aggregato dei crediti affidati al comparto, processo che presumibilmente continuerà nei prossimi anni. L’accresciuta mole di dati da gestire e “lavorare” sta implicando per il settore un ripensamento, in condizioni di crescente stress, dei modelli di business, dovuto alla necessità di velocizzare i processi di esazione in tutte le fasi (phone, home, legal) e di essere al contempo “compliant” rispetto al mutato scenario regolamentare (si pensi ad esempio al GDPRS che entra in vigore oggi).

I committenti, siano essi grandi fondi esteri, banche o multiutilities, pretendono performance sempre più stringenti (più in termini di capacità di lavorazione che di risultati, in verità), cosa che implica, comunque, maggiore competizione. I costi generali aumentano, per gli investimenti dovuti all’adeguamento regolamentare e per la formazione del personale. Come se non bastasse, appare esserci sempre maggiore difficoltà nel recupero, dopo la lunga crisi sistemica dell’ultimo decennio, che ha impoverito (e talvolta distrutto) le famiglie e le imprese.

Il settore sta subendo un passaggio evolutivo verso l’industrializzazione molto spinto, fattore che si dimostra critico per molti servicer, non ancora preparati al salto culturale, prima ancora che gestionale.

La bulimìa degli affidamenti ha velocizzato molto i processi di esazione, ma anche ridotto la loro qualità media. Effetto indotto è una riduzione sostanziale degli importi recuperati rispetto ai valori dei crediti affidati rispetto al passato (a titolo indicativo, il recuperato medio del 2017 sui portafogli NPL affidati al settore è stato del 2,3%). Le masse da gestire sono cresciute, ma i tempi di ogni affidamento si sono progressivamente ridotti e le commissioni corrisposte ai servicer dalle società committenti hanno ormai raggiunto valori incomprimibili (nel 2017 nell’ordine dell’8,15% medio).

Le tendenze evidenti sono:

A tutto ciò si aggiunga che, nel caso delle cessioni di portafogli, la presenza di soggetti anche di matrice estera con capacità di spesa molto elevata ha portato progressivamente i prezzi ad essere troppo alti rispetto alle prospettive attese di recupero.

Inoltre, nel caso degli affidamenti, la differenza dimensionale tra società committenti e servicers a favore delle prime comporta uno sbilanciamento importante nel potere negoziale tra le due parti, che risulta in un livello di commissioni corrisposte ai servicers tale in molti casi da renderli ormai incapaci di sostenersi (altri dati a conferma, la crescita importante tra gli associati Unirec delle società che hanno chiuso in perdita i loro bilanci 2017 e la riduzione in generale nel comparto del livello percentuale degli utili).

Last, but not least, il nascente governo ha pensato bene di ipotizzare (in modo molto generico, fortunatamente) interventi legislativi atti a condizionare fortemente se non paralizzare l’intera attività settoriale. Gli speakers del convegno, su quest’ultimo tema, hanno dovuto (ed hanno avuto buon gioco a) fare i vaghi, vista l’estrema indefinitezza dell’articolo 5 del programma. C’è comunque da dire che, in ogni caso, i nuvoloni che aleggiano sul comparto a causa delle cinque righe dell’articolo intimoriscono, anche se nessuno vuole ammetterlo apertamente.

 

Quali scenari fa presagire quanto emerso dalla discussione di ieri?

A mio modo di vedere, in estrema sintesi:

Resta l’incognita su chi sarà in grado di mantenere il passo, vista l’accelerazione recente delle dinamiche di settore.



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