di Fabrizio Lodi
ROMA - Esigenza di modernità, efficienza ma entro un quadro normativo ben chiaro e delimitato, formazione professionale degli operatori, accesso al credito regolato grazie alla valutazione di una serie di dati sensibili. E’ stato questo il pensiero del presidente dell’ACMI (Associazione Credit Managers Italia), Roberto Daverio che ha così sintetizzato i temi affrontati nell’ambito del congresso “Le buone regole a garanzia di tutti”, il Nuovo Codice Procedurale dell’Osservatorio Imprese e Consumatori (OIC).
Il dibattito si è svolto il 17 gennaio presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto in Roma. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di presentare la proposta di legge per disciplinare in maniera compiuta e organica le attività di gestione e tutela del credito, al fine di garantire il rispetto dei diritti dei creditori e dei consumatori.
Il settore della tutela del credito negli ultimi anni è stato, infatti, caratterizzato da una forte evoluzione che, tuttavia, non è stata accompagnata da un necessario aggiornamento delle norme risalenti addirttura al 1931 (Art. 115-120 TULPS). Il Codice Procedurale OIC ha quindi l’intento di colmare le lacune normative, attraverso regole di condotta e di gestione.
Nel corso dell’evento, organizzato dall'OIC, in collaborazione con Confassociazioni e con il patrocinio di ACMI, hanno partecipato Authority, Istituzioni, Associazioni di Consumatori ed Imprese che si sono confrontati su quali siano le buone pratiche da seguire per la gestione e la tutela del credito e sono state approfondite le novità contenute nel Nuovo Codice.
Il testo, risultato di una proficua collaborazione tra il mondo delle imprese e delle Associazioni di Consumatori facenti parte di OIC, è stato redatto ai sensi di quanto previsto dall’art. 27 bis del Codice del Consumo e richiama in maniera costante e precisa il fondamento normativo attuale che regola le attività di gestione e tutela del credito comprese le novità legislative intervenute, a cominciare dalle disposizioni normative comunitarie ed emanate dal Garante della Privacy e dal Garante della Concorrenza e del Mercato.
Il Nuovo Codice Procedurale disciplina nello specifico: il trattamento dei dati; le attività di rintraccio; i contatti telefonici (tutti le parti sono state d’accordo per esempio sulla registrazione obbligatoria delle telefonate cosa che limiterebbe molto il contenzioso giudiziale); le comunicazioni epistolari; le comunicazioni elettroniche; i contatti domiciliari; l’attività legale; la Gestione delle contestazioni e dei reclami.
“Il settore della tutela e gestione del credito – ha dichiarato il Presidente dell’Osservatorio Imprese e Consumatori, Antonio Persici – rappresenta un’attività utile e necessaria sia per il creditore, sia per il debitore, ma che purtroppo è ancora regolata da una normativa obsoleta. Il Nuovo Codice Procedurale OIC è stato quindi concepito proprio per far fronte all’assenza di una normativa aggiornata e rappresenta l’armonizzazione tra due interessi solitamente contrapposti, quello delle imprese e quello dei consumatori, che hanno trovato un’unica strada nata dalla condivisione di principi orientati non più alla convenienza di una sola parte, ma al bene comune”.
Fra gli elementi emersi nel corso del dibattito specialisti del calibro di Marco Recchi, esperto in normative su gestione e tutela del credito, hanno sottolineato come nel settore del recupero crediti i ricavi in Italia siano calati di quasi i 2/3 rispetto solo a 10 anni fa soprattutto nell’ambito del recupero stragiudiziale.
L’avvento dei grandi fondi internazionali che hanno fatto incetta di NPL (non performing loans) ma anche di altri crediti ha minato moltissime piccole e medie imprese di questo settore uccidendo quindi la concorrenza. Anche per questo motivo un intervento normativo è assolutamente urgente.
Stiamo parlando ha specificato l’avvocato Dino Crivillari di 350 miliardi di euro di crediti con 10 milioni di persone in difficoltà. Un altro dato: per l’83% si tratta di “piccoli” debitori che infatti hanno sulle spalle solo il 32% del debito complessivo. “Serve – ha detto Crivillari – un salto qualitativo nella formazione degli esattori che devono diventare analizzatori di quietanze avendo però a disposizione tutta una serie di dati sensibili del debitore per poter appunto analizzare ogni situazione nel modo corretto”